Normalmente si cammina guardando avanti , limitando l'attenzione a solo ciò che ci si avvicina .
Se solo avessimo l'abitudine di levare lo sguardo , soprattutto nelle città o nei centri urbani, dove la distanza tra gli Edifici nelle strade ci impedisce di averne una visione unitaria, ci accorgeremmo delle bellezze che ci sfuggono pur vivendoci costantemente a contatto.
Nella progettazione , un tempo , forse un pò meno ora , si dava una grande attenzione allo studio dei Prospetti. L'architettura per secoli è stata quasi sempre di facciata , basti pensare ai prospetti degli edifici di culto per capire quanta poca analogia ci fosse tra interno ed esterno. Le quinte scenografiche che adornavano le Chiese a volte erano addirittura staccate dal volume, con scuri profondi, che ne mettevano in evidenza lo spessore esiguo rispetto alla composizione architettonica del manufatto.
Le scoperte meravigliose che ci possono apparire agli occhi, sollevando lo sguardo , affascinano e stupiscono per la loro ricercatezza.
L'equilibrio di pieni e vuoti sul quale spesso si articolano i prospetti degli edifici hanno una ricercatezza ed una raffinatezza che ne denotano l'attento studio che ad essi è stato riservato. Scrivo questo, esortando, soprattutto, chi si interessa di architettura a riflettere continuamente su ogni cosa cada sotto i nostri occhi e di capirne la genesi o le dinamiche creative. I dettagli che si possono osservare dallo studio dei lavori altrui, ci dovrebbero arricchire nel nostro linguaggio espressivo, in nome di una Architettura che, benché evoluta, non perda mai di vista il rapporto con l'uomo e faccia sentire che essa sia derivata da uno sforzo creativo e progettuale notevole e non originata a caso.
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